Con la sentenza n. 27913 del 2020 la Cassazione ha affermato che non è giustificato il comportamento del datore di lavoro che nega l'accesso allo smart working al proprio dipendente che, svolgendo una prestazione lavorativa compatibile con il lavoro agile, esterna più volte al proprio superiore gerarchico di essere stato oggetto di mobbing da alcuni colleghi appartenenti all'ufficio.

 

 La pronuncia estende il dovere per il datore di lavoro di tutelare la salute fisica al dovere di tutelare pure la sfera psicofisica del lavoratore.