Anche il licenziamento per idoneità sopravvenuta alla mansione è soggetto alla sospensione prevista dall'art.46 DL 18/2020 – convertito in Legge 27/2020 - in quanto perfettamente rientrante nell'ambito della più generale nozione di licenziamento per giustificato motivo oggettivo.

 

Tale norma, così come modificata dal DL 34/2020 (c.d. decreto “Rilancio”), ha previsto un vero e proprio blocco di alcune tipologie di licenziamento nel periodo emergenziale, al fine di evitare perdite di posti di lavoro in conseguenza della grave crisi economica che ha colpito le imprese nel periodo della pandemia da COVID-19.

 

E' precluso per cinque mesi, ossia fino, attualmente, al 17 agosto 2020, l'avvio di procedure di licenziamento collettivo e restano sospese le procedure pendenti avviate successivamente alla data del 23 febbraio 2020. L'unica eccezione è quella delle ipotesi in cui il personale interessato dal recesso, già impiegato nell'ambito di un contratto di appalto, sia riassunto a seguito di subentro di nuovo appaltatore in forza di legge, di contratto collettivo nazionale di lavoro o di clausola del contratto d'appalto.

 

Allo stesso modo, sempre sino alla scadenza del suddetto termine, il datore di lavoro, indipendentemente dal numero dei dipendenti, non può recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 della L. 604/66

 

Il legislatore ha inteso conferire alla norma un carattere generale, con la conseguenza che devono ritenersi ricomprese nel suo alveo tutte le ipotesi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo ai sensi dell'art. 3 della L. n. 604/1966. Così anche l'ipotesi in argomento deve essere ascritta alla fattispecie del licenziamento per giustificato motivo oggettivo, atteso che l'inidoneità sopravvenuta alla mansione impone al datore di lavoro la verifica in ordine alla possibilità di ricollocare il lavoratore in attività diverse riconducibili a mansioni equivalenti o inferiori, anche attraverso un adeguamento dell'organizzazione aziendale.