FISCO E BUROCRAZIA: LA MISURA E' COLMA28-01-2020 E' scattato da qualche giorno, esattamente il primo gennaio, un cambiamento epocale per tutti i negozi, i pubblici esercizi (bar, ristoranti, ecc.) e attività artigianali assimilate: l'obbligo dei corrispettivi telematici, ossia il passaggio dal “vecchio” scontrino fiscale a al nuovo “scontrino elettronico”, con invio degli incassi giornalieri all'Agenzia delle Entrate. Probabilmente, però, i clienti non se ne sono accorti, visto che comunque il negoziante è tenuto a rilasciare un documento di acquisto valido, ad esempio, per la garanzia, i resi o le sostituzioni che a prima vista non sembra tanto diverso da quello precedente. Ad accorgersene sono stati, invece, proprio i commercianti che nei mesi scorsi si sono sottoposti ad un vero e proprio tour de force per aggiornarsi e adeguare i propri registratori di cassa, sostenendo una spesa assai significativa.
Confcommercio ha fatto di tutto per scongiurare e attenuare l'impatto di questa ennesima incombenza per le imprese del settore, riuscendo ad ottenere rinvii e moratorie sulle sanzioni, oltre ad un credito d'imposta del 50% sulle relative spese sostenute, ma sta di fatto che il problema di fondo resta: lo Stato fa pagare ancora una volta alle imprese gli oneri organizzativi ed economici di una digitalizzazione che va a tutto vantaggio solo del Fisco. Dove stia l'equità di questa operazione è un mistero.
Ciò che abbiamo riscontrato, in ogni confronto con gli imprenditori associati, è lo scoramento per questo ennesimo carico burocratico; il tutto in un momento già critico per il settore, con un'incertezza politica che frena i consumi e una Manovra di Bilancio che contiene insufficienti misure orientate alla crescita.
Va detto, tra l'altro, che l'obbligo non tiene conto, ad esempio, dell'arretratezza digitale del Paese, con zone, anche del nostro territorio, dove il trasferimento telematico dei dati è problematico per mancanza di una connessione valida: problema che interessa soprattutto i commercianti su aree pubbliche ma non solo.
All'orizzonte, poi, l'avvio della lotteria degli scontrini dal 1° luglio 2020, con i clienti che si presenteranno a fine acquisto con il loro codice lotteria da riportare sullo scontrino: 16 caratteri da digitare sulla cassa (a meno di dotarsi di un lettore ottico con ulteriori costi) per ogni scontrino, anche per un caffè. E poi, anche qui, il trasferimento telematico dei dati ad un portale lotteria.
Una “novità” che farà perdere tempo e pazienza a tutti e che cercheremo di contrastare in ogni modo dopo che Confcommercio è riuscita ad ottenerne il rinvio.
Serve un cambio di mentalità da parte di chi sta al Governo: il commercio è una ricchezza, in tutti i sensi, per l'economia, l'occupazione, la qualità di vita e la sicurezza delle nostre città. E lo è, una ricchezza, anche per il Fisco, visto che le nostre attività pagano le tasse, e tante, in Italia, a differenza di certi portali dell'e-commerce.
Altri fronti aperti su cui Confcommercio è impegnata è quello dell'obbligo dei pagamenti elettronici, con la richiesta di azzeramento delle commissioni per i piccoli importi e significativa riduzione per gli altri, la semplificazione e alleggerimento degli obblighi di trasmissione telematica dei corrispettivi per le categorie che non erano tenute allo scontrino e soprattutto quello di una radicale opera di semplificazione fiscale e burocratica a partire dalla revisione degli ISA, gli indici sintetici di affidabilità, che non rispondono a criteri di equità.
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