La Corte di cassazione ha ribadito che l’assenza di convivenza tra familiari non esclude la presunzione di gratuità del lavoro svolto, e che l’onere di provare la subordinazione e l’onerosità del rapporto ricade interamente sulla parte privata.
Tale prova deve essere rigorosa e non può gravare sull’organo ispettivo, che agisce in autotutela.
La subordinazione tra familiari è ammessa dall’ordinamento (art. 2094 c.c.), ma va dimostrata in modo preciso.
Pertanto, la parte che intende far valere i diritti derivanti dal rapporto di lavoro «ha comunque l’obbligo di dimostrarne, con prova precisa e rigorosa, tutti gli elementi costitutivi e, in particolare, i requisiti indefettibili della onerosità e della subordinazione».
Provare l’onerosità dei rapporti di lavoro per i periodi successivi al 1.7.2018, considerato l’obbligo di pagamento tracciabile delle retribuzioni introdotto dalla legge di Bilancio 2018, è certamente più agevole non essendo sufficiente, a tal fine, la “busta paga”, contenente soli elementi formali.